Materiali da costruzione
I materiali impiegati per le costruzioni sacre e profane furono principalmente pietre di taglio e pietre non lavorate. Per particolari a spigoli vivi, decorazioni e telai di finestre, porte e nicchie, nonché per sagome e sporti fu usata anche una pietra, chiamata poros, di facile lavorazione e proveniente da cave locali. Il poros però si disgrega, ad opera degli agenti atmosferici, assai più velocemente di altre pietre, sicché particolari costruttivi di questo materiale spesso sono quasi irriconoscibili.
E improbabile che il marmo, alle volte impiegato, sia stato estratto dalle maestranze stesse; più probabile è invece che esso sia stato preso dai templi antichi dei dintorni e riutilizzato a Monemvasia, o tale e quale o dopo aver subito una nuova lavorazione. In molti particolari marmorei è tuttora riconoscibile la loro forma primordiale antica. Un capitello dorico si trova ad esempio su una grande terrazza di una casa ricostruita; anche alcune lastre marmoree della scala dinnanzi a Cristo Elkómenos sono identificabili come particolari architettonici dell'antichità. Per molti dettagli marmorei nelle chiese bizantine tuttavia non si può distinguere se si tratti di marmo estratto per tale scopo ovvero di particolari antichi modificati. In ogni caso sembra che l'impiego di particolari edilizi antichi sia cessato all'inizio del secolo XVI su intervento del podestà veneziano 1527. Le chiese costruite durante la seconda dominazione veneziana (1690 — 1715) non presentano più ornamenti di marmo, ma unicamente di poros. Un'eccezione è la lastra sulla quale è scolpito l'atto di fondazione di S. Nicola.
Il legno fu utilizzato come materiale edilizio specialmente dai Turchi. Esso fu però impiegato anche in S. Sofia dove tuttora si trovano le travi originarie.
La malta era di somma importanza per il congiungimento delle pietre e per l'impermeabilizzazione delle cisterne. Per queste ultime fu utilizzata la malta bizantina, impermeabile all'acqua e riconoscibile dal suo colore rossastro. I Turchi solevano annegare nella calce da intonaco piccoli frammenti di argilla, il ché impediva la formazione di crepe e rendeva quindi delle superfici anche vaste meno soggette alle intemperie (v.gli avanzi dell'intonaco sulla tav. 6 a sinistra, accanto all'aggetto.
I laterizi furono impiegati a Monemvasia come mattoni da muratura, cotti ornamentali e tegole. Attualmente si usano solo per la copertura dei tetti, mentre, per i primi due scopi, essi furono usati con ogni probabilità solo dai Bizantini. Ad esempio in S. Sofia si rincontrano tra i blocchi di pietra degli strati di laterizi disposti sia in senso verticale che in senso orizzontale; nelle finestre della stessa chiesa si può osservare l'abilità delle maestranze bizantine nell'impiego dei laterizi quali forme ornamentali sempre nuove nella decorazione di edifici; ciò vale anche per le semicolonne del tamburo e il cornicione sempre di S. Sofia. La sua cupola è di tegole. Anche il monastero a suo tempo annesso a S. Sofia, possedeva una volta a crociera ogivale fatta di tegole. La copertura dei vecchi tetti di Monemvasia consiste di grosse tegole poco arcuate, collocate su due strati. Lo strato inferiore, con la concavità verso l'alto, serve da scarico per la pioggia, mentre gli interspazi tra le singole tegole sono ricoperti da un secondo strato con la convessità verso l'alto. Le tegole dello strato inferiore vengono chiamate "monache", quelle superiori "monaci". Lo stesso sistema fu già utilizzato per la copertura dei tetti dei templi antichi con tegole di marmo, e ancor oggi, per le case rurali dei dintorni, si osserva lo stesso principio.
In alcune case, il cui tetto fu coperto di recente, vennero impiegate anche le pianelle (tegole francesi piatte) ovvero "monaci" e "monache" di recente fabbricazione che sono più piccoli e più arcuati. Ora però il loro uso è stato proibito dalla Soprintendenza alle belle Arti per la ricostruzione della città bassa; pertanto oggigiorno si fa incetta nei paesi dei dintorni delle vecchie tegole ancora utilizzabili per impiegarle a copertura delle case della città bassa ricostruite.
In generale si può osservare che l'impiego di mattoni nelle case ancora esistenti fu sempre assai limitato. Nelle opere di muratura in genere si diede sempre la preferenza alle pietre di cava nonostante esse richiedano un maggior uso di malta.
